Ormai da anni, il nostro movimento si identifica con tre parole chiave, spesso ripetute in maniera meccanica, e di cui non sempre secondo me, si comprende fino in fondo il significato: EMOZIONE – SCOPERTA – GIOCO!
Queste tre “semplici” parole dovrebbero essere il contenuto, più che la forma, del NOSTRO Minibasket. Quanto valore gli diamo? Cerchiamo di vedere in che modo stanno dentro l’esperienza del Giocosport a noi caro, e come devono connotare il senso e l’azione; scopriremo una volta di più che riguardano sia chi insegna, sia chi impara il MiniBasket.
Come già detto nelle settimane scorse, il nostro ruolo di istruttori è più delicato e complesso di quanto possa apparire, e il nostro compito, nell’interesse dei nostri bambini, è quello di andare a fondo nelle conoscenze.
Viviamo, purtroppo, in un periodo miserevole e d’infimo livello culturale, in cui peraltro la fanno da padrone i processi di semplificazione, “d’imbarbarimento”, di qualunquismo e superficialità. Ma il movimento del Minibasket vuole qualcosa in più per marcare le differenze, noi scegliamo la complessità, perché ad essere “sempliciotti e semplicistici” sono capaci tutti mentre per la complessità ci vuole “coraggio”. Ci vuole lo stesso coraggio che non aveva Don Abbondio nei Promessi Sposi; quel coraggio che se uno non ce l’ha non se lo può dare, per via del Don Rodrigo di turno. Ma non è il caso nostro.
E allora? Allora, appunto, coraggio! Oggi parleremo, appunto, di emozione; poi a seguire parleremo di scoperta, e poi ancora di gioco.
Quindi mettetevi comodi, allacciate le cinture e… buon viaggio!
Partiamo un pò da lontano… Cos’è un’emozione?
EMOZIONE è una parola presente nella lingua italiana a far data dai primi anni del settecento come adattamento del termine francese “émotion”.
A sua volta il termine francese derivava dal latino “emotio”, sostantivo da un verbo che significava sommuovere, smuovere, commuovere
Nel linguaggio corrente, il termine emozione è spesso inteso come sinonimo di commozione, di turbamento, di stupore, di eccitazione, di nervosismo.
Le emozioni possono essere positive o negative, gradevoli o sgradevoli, a seconda di ciò che le provoca, ma oggi si tende ad usare il termine emozione più che altro in termini consumistici.
… oramai ogni giorno si vendono e si comprano emozioni …
La società dei consumi e degli eventi, infatti, rappresenta le emozioni come stati d’animo eccezionali da suscitare ad ogni costo specialmente nei momenti di evasione.
Merce rara perciò, l’emozione, da cercare ad ogni costo, quasi che la normale vita quotidiana non sia in grado di procurarcene più alcuna.
E come ogni merce, anche le emozioni hanno il loro mercato, si vendono e si comprano e chi cerca emozioni nuove, forti, particolari, è al centro dell’attenzione da parte di quella che ormai si può chiamare, appunto, industria delle emozioni.
… e quindi il marketing delle emozioni…
Le puoi avere via internet o direttamente sul telefonino e magari potrai comprare una card con tanti PIN diversi a seconda dell’emozione che vuoi ricevere.
Senza contare che ormai, per passare ad un argomento piuttosto attuale, anche la politica deve emozionare… un governo deve emozionare… un premier deve emozionare… magari senza aver mai provato lui l’emozione vera… di non arrivare alla fine del mese… di perdere il lavoro… di non trovarlo… di essere precario a vita… di non intravedere un futuro per la propria vecchiaia o per i propri figli…
MA QUESTE NON SONO, FORSE, EMOZIONI CHE SI POSSONO VENDERE O COMPRARE??? E TUTTE LE ALTRE???
E le emozioni dei bambini?
Per cercare di comprendere il complesso mondo delle emozioni infantili, occorre partire dall’affettività che in questa età si presenta come intensa e dominante. Essa presiede e governa nei bambini le emozioni ed i sentimenti.
Allora una prima informazione utile è che, secondo la psicologia, emozioni e sentimenti non sono sinonimi e non rappresentano lo stesso fenomeno.
Ad esempio la paura è un’emozione, mentre l’amore è un sentimento, pur configurandosi ambedue come fenomeni psicologici. Ma, mentre l’emozione è un fenomeno psicologico statico, il sentimento è un fenomeno psicologico dinamico.
Più di recente si sostiene che le emozioni (statiche/interne) generano sentimenti (dinamici/esterni).
Secondo alcuni studiosi, la dimensione emotivo/affettiva consente ai bambini sia le prime strutturazioni del pensiero, sia la formazione delle prime classificazioni che suddividono le persone, gli oggetti, gli avvenimenti che entrano via via a far parte dei loro campi d’esperienza, in due principali categorie opposte.
Da una parte tutto ciò che è BELLO/BUONO/FACILE.
Dall’altra tutto ciò che è BRUTTO/CATTIVO/DIFFICILE.
Ricordo quando ad un corso di formazione ci è stata presentata, proprio a proposito di emozioni, una poesia di Gianni Rodari, una poesia che riguarda appunto le cose difficili:
E’ difficile fare le cose difficili:
parlare a un sordo
mostrare una rosa a un cieco.
Bambini imparate a fare le cose difficili:
dare la mano a un cieco
cantare per un sordo
liberare gli schiavi,
che poi saranno liberi di andare.
Per tornare ai bambini questa suddivisione di campo (buono/cattivo, brutto/bello, facile/difficile) ma anche di giudizio e di merito, costituisce la principale struttura di valutazione che essi usano per attribuire valore e giudizio a tutte le loro esperienze.
Vediamo quali sono le conseguenze per noi insegnanti/istruttori:
nel gioco, attività essenziale e fondamentale per la crescita, lo sviluppo e l’apprendimento dei bambini, questa forma di classificazione delle esperienze si esplica in maniera totale grazie alla loro straordinaria capacità di proiettare sulle diverse situazioni di gioco i loro sentimenti e le loro emozioni.
Perciò in qualsiasi gioco, dal più destrutturato e spontaneo a quello più strutturato e codificato, i bambini vivranno esperienze che verranno da essi stessi percepite e classificate come BUONE o CATTIVE, come BELLE o BRUTTE, oppure FACILI o DIFFICILI a seconda delle emozioni che sapranno suscitare.
Il giocare dei bambini è così contemporaneamente condizione ed effetto della ricchezza comportamentale che possiamo osservare mentre giocano.
Sperando di aver “catturato” la vostra curiosità e il vostro coraggio, vi rimando alla prossima settimana per concludere la nostra chiacchierata sulle EMOZIONI.
Vi ripeto che mi piacerebbe davvero che questa rubrica diventasse un angolo, non solo di lettura, di tutti gli amanti del magico mondo del Minibasket. Questi miei articoli possono essere sicuramente motivo di critiche, discussione e confronto tra tutti gli addetti ai lavori del settore, perchè sono fermamente convinto che solo con un confronto costante e continuo si possa crescere e offrire ai nostri bambini il nostro meglio. A presto…
Sergio Mazza
Istruttore nazionale e Formatore della FIP (Federazione Italiana Pallacanestro)