MinibaskeTiamo 6 – L’emozione, la scoperta, il gioco: solo parole? (2^ parte)

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Ciao amici del Minibasket.. riprendiamo questa settimana il viaggio nel mondo delle Emozioni, ricollegandoci al tema iniziato la scorsa settimana.

E’ emerso evidente quanto gli aspetti emotivi siano connessi alle capacità di apprendimento. La dimensione emotiva, infatti, ci fornisce le chiavi per interpretare i comportamenti di gioco dei bambini; comportamenti che spesso risultano refrattari a qualsiasi tipo di analisi e di spiegazione intellettualistica.

Uno dei più grandi studiosi del mondo dei bambini, il francese Piaget, sostiene che “l’emotività costituisce probabilmente la fonte energetica da cui dipende il funzionamento dell’intelligenza”.

In questo senso le emozioni rivelano il loro potere energetico e la loro capacità di interpretare e valutare la realtà, determinando sia le reazioni di rifiuto delle situazioni che generano ciò che è BRUTTO/CATTIVO/DIFFICILE, sia le azioni di ricerca di quelle situazioni che generano ciò che è BELLO/BUONO/FACILE.

Tutto questo, per tornare a noi istruttori Minibasket, ci aiuta a capire che, sul piano del gioco, i bambini ricercano e riproducono le azioni che li hanno gratificati (successo) mentre sfuggono o rifiutano le situazioni di segno opposto (insuccesso); inoltre spesso impediscono che quest’ultime possano ripresentarsi.

In fondo avviene che l’emozione attivatrice o inibitrice contiene di per sé il criterio di definizione da parte del bambino del proprio successo o insuccesso, così che egli tende a ricercare e consolidare le azioni riuscite (successo), mentre tende a rifiutare o evitare le azioni fallite (insuccesso).

Allora sul piano dell’insegnamento (metodologia, didattica e comunicazione) cosa significa? Significa che spesso le cose vanno così:

Tu insegni io imparo di Bruno Tognolini

Se mi insegni, io lo imparo

Se mi parli, mi è più chiaro

Se lo fai, mi entra in testa

Se con me giochi, allora resta.

Alcuni studiosi del comportamento ci danno alcuni utili suggerimenti su come aiutare i bambini a vivere in modo positivo le loro emozioni.

Paura, collera e amore vengono classificate come emozioni primarie, matrici di tutte le altre, che determinano col tempo comportamenti osservabili.

Queste emozioni, chiamiamole secondarie, si manifestano in relazione all’ambiente in cui i bambini vivono ed alle esperienze che agiscono, e non sono altro che varianti (apprese) delle emozioni primarie (innate).

Le tre grandi strutture emozionali primarie (paura, collera, amore) rimangono sostanzialmente costanti nel corso della vita degli individui, mentre per quanto riguarda i bambini il fattore che influenza maggiormente la differenziazione e lo sviluppo di nuove emozioni (secondarie), è quello della crescita/maturazione interagente con le esperienze.

Gli effetti principali di questo fattore crescita/maturazione sono nel tempo:

o Rispetto alla prima infanzia, nei bambini i comportamenti emozionali tendono a stabilizzarsi in durata e consistenza.

o Comincia ad estendersi ed ampliarsi l’orizzonte temporale sul quale i bambini proiettano le loro emozioni. Ad esempio il timore di sbagliare qui e adesso, si trasforma man mano nel timore di fallire azioni e prove proiettate nel futuro.

o Nella prima infanzia il bambino non è praticamente capace di inibire le sue emozioni ed i comportamenti che ne derivano.

o Crescendo e maturando egli impara a controllare sempre meglio i suoi stati emozionali sul piano comportamentale, mentre padroneggiando sempre più e meglio il linguaggio, aumenta la virulenza della sua espressione verbale.

o Quanto più ricca e complessa diventa la vita sociale dei bambini, tanto più socializzanti tendono a farsi le sue emozioni che sempre più si riferiscono ai rapporti con gli altri, individui o gruppi, e con le situazioni.

Il gioco, attraverso l’interazione continua con lo sviluppo dei fattori della motricità, contribuisce in maniera determinante a favorire i processi di crescita/maturazione dei bambini.

L’emozione diventa così l’attivatore di processi cognitivi che si sviluppano attraverso il gioco, attraverso le sue dinamiche spazio/temporali e di causa/effetto delle diverse situazioni rappresentate.

Ciò determina che i processi di socializzazione sono una delle caratteristiche peculiari dell’attività ludica. Una forma di attività fondamentale per elaborare le emozioni rivolte a se stessi, e soprattuto per proiettarle sugli altri.

Quindi il gioco non dovrebbe essere una opportunità di pochi, ma un diritto di tutti.

Cercando materiale per scrivere questo articolo mi sono imbattuto in un’altra poesia, che mi ha colpito particolarmente, perchè sintetizza molti dei pensieri già scritti, e soprattuto li mette in rima in modo simpatico:

Il diritto al gioco di Bruno Tognolini

Fammi giocare solo per gioco

Senza nient’altro, solo con poco

Senza capire, senza imparare

Senza bisogno di socializzare

Solo un bambino con altri bambini

Senza gli adulti sempre vicini

Senza progetto, senza giudizio

Con una fine ma senza l’inizio

Con una coda ma senza la testa

Solo per finta, solo per festa

Come la fiamma che brucia nel fuoco

Fammi giocare solo per gioco

Per chiudere questo viaggio nel mondo delle emozioni, che la psicologia sociale usa definirle oggi come le tonalità affettive che precedono, accompagnano e valutano (dall’istinto all’intenzionalità) tutti i comportamenti della persona, vi propongo di osservare i risultati di una ricerca realizzata nei primi anni del 2000 presso una Scuola Elementare Statale, e che riassume le emozioni secondo una distinzione definita dagli stessi bambini in:

– emozioni che ti fanno stare bene

– emozioni che ti fanno stare male

Vediamole:

Emozioni che ti fanno stare bene

Gioia

Amore

Felicità

Attesa

Accoglienza

Scoperta

Meraviglia

Stupore

Allegria

Sorpresa

Sicurezza

Fiducia

queste emozioni vanno suscitate, stimolate, cercate.

Emozioni che ti fanno stare male

Rifiuto

Noia

Tristezza

Collera

Paura

Orrore

Rabbia

Vergogna

Ansia

Angoscia

Insicurezza

Sfiducia

Preoccupazione

queste emozioni vanno evitate, gestite, controllate.

Ci rivediamo, noi e i nostri bambini, in questi gruppi? Siamo consapevoli di quanto i bambini che quotidianamente frequentano le nostre palestre possano essere condizionati, nell’apprendimento e nella “frequenza”, da queste emozioni?

Spero di non esser stato prolisso o noioso, anche perchè, come dice la Psicoanalista Melanie Klein (e vi lascio con questo suo bellissimo pensiero):

Le gioie e i dolori dei bambini, al pari di tutte le altre manifestazioni delle loro emozioni, sembrano piccole cose solo agli occhi degli adulti”

Quindi non prendiamole alla leggera… alla prossima settimana!

 

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